Il morbo di Alzheimer è una forma di demenza, ad oggi la più comune. Chi ne è affetto presenta perdita di memoria e di altre abilità intellettive, con ripercussioni gravi nella vita quotidiana.
Un mondo che non è più riconosciuto come “familiare” provoca nel paziente Alzheimer smarrimento, ansia e angoscia: è come essere catapultati in un paese straniero di cui non si conosce nulla.
I ricercatori sono impegnati a ricercare i trattamenti più efficaci e una cura che purtroppo ad oggi non c’è.
Nel 2001 l’American Academy of Neurology indicava la musica come un approccio utile a migliorare i disturbi di comportamento e di supporto al trattamento dell’Alzheimer .
A circa vent’anni di distanza possiamo affermare che la musica è entrata a pieno titolo tra gli interessi dei neuroscienziati. I risultati delle ricerche ultra decennali in questo ambito hanno portato a parlare di “music medicine” e hanno evidenziato il potere terapeutico della musica sull’attenzione, sull’apprendimento, sulla motricità e sulla sfera emotiva e comportamentale.
Le ultime ricerche sull’Alzheimer mostrano gli effetti benefici che la stimolazione musicale può avere per il trattamento di pazienti con Alzheimer e demenza. In particolare la musica stimola il cosiddetto “network di salienza” del cervello, la rete neuronale che si attiva quando, per esempio, ascoltiamo una musica che ci fa emozionare.
Per i malati di Alzheimer, questa parte del cervello è un’”isola dei ricordi” che sembra venga risparmiata dalla malattia.
Dobbiamo questi studi alla University of Utah Health che sta sviluppando dei programmi di trattamento basati sulla musica e in grado di alleviare il senso di ansia provocato da questa malattia.
Nell’ambito di questa ricerca, gli scienziati hanno selezionato insieme ai partecipanti alcuni brani significativi e per tre settimane ai pazienti è stato “somministrato” l’ascolto di musica tramite cuffie e dispositivi portatili. Un’esperienza individuale che ha permesso di valutare le reazioni dei pazienti caso per caso.
Per tre settimane, i ricercatori hanno aiutato i partecipanti a selezionare canzoni significative e hanno addestrato pazienti e caregiver ad usare un lettore multimediale portatile caricato con la raccolta di musica auto-selezionata.
“Quando si mettono le cuffie ai pazienti con demenza e si suona musica familiare, si animano”, ha detto Jace King, studente laureato nel Brain Network Lab e primo autore dello studio. “La musica è come un’ancora che radica il paziente nella realtà”.
Grazie alla risonanza magnetica funzionale, è stato inoltre possibile scansionare il cervello dei pazienti ed analizzare le regioni che si attivano all’ascolto di musica.
Si è scoperto che la musica era in grado di indurre la comunicazione di intere aree del cervello. In particolare, durante l’ascolto di musica, si è registrato un aumento significativo di connessione della rete visiva, rete di salienza, rete esecutiva e coppie di reti cerebellari e corticocerebellari.
“Questa è una prova oggettiva fornita dalle scansioni cerebrali che mostra che la musica significativa dal punto di vista personale è una strada alternativa per comunicare con pazienti affetti da Alzheimer”, ha detto Norman Foster MD, Direttore del Centro Alzheimer della University of Utah e autore senior della ricerca. “I percorsi della memoria linguistica e visiva sono danneggiati precocemente con il progredire della malattia, ma programmi musicali personalizzati possono attivare il cervello, specialmente per i pazienti che perdono il contatto con l’ambiente”.
Dato il campione ristretto (17 partecipanti) lo studio non si può considerare come conclusivo.
Tuttavia, sostengono gli autori “La musica non è una cura per l’Alzheimer ma una strada percorribile per rendere i sintomi più gestibili, diminuire il costo delle cure e migliorare la qualità della vita di un paziente.”
Il Metodo Tomatis
Ben più di un semplice ascolto musicale passivo, il metodo Tomatis è una vera e propria stimolazione uditiva che utilizza l’orecchio come porta di accesso alle regioni del cervello. I messaggi sensoriali della musica filtrata elettronicamente attivano il cervello, in particolare il sistema limbico e la corteccia prefrontale.
Il sistema limbico, collegato al sistema acustico, è responsabile dei meccanismi emotivi, della memoria e dell’apprendimento. Per questo motivo il metodo Tomatis®, grazie alla sua tecnologia e ai suoi programmi speciali di musica filtrata, è in grado di intervenire sulla regolazione dei disordini emotivi ed essere dunque di supporto al trattamento di pazienti con demenze ed Alzheimer.
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